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Il nostro territorio, fauna, flora e storia

Arroccato intorno alla Chiesa di San Pietro, il villaggio di Rochemolles vanta origini molto antiche, che lo vedono comparire come comune indipendente sin dagli atti notarili del 1300. Con il suo mulino e le sue vecchie case, esso sorge nel cuore di un’area con forti peculiarità naturalistiche, incastonato fra le vette più suggestive e la natura più rigogliosa della Valle di Susa. Si caratterizza perciò come ideale punto di partenza per numerosi itinerari alla scoperta di un mondo dagli scenari mozzafiato, perfetti per chi ama l’avventura, la vita sportiva o il relax contemplativo.

Escursioni botaniche e faunistiche

Che ne dite di una passeggiata tra boschi e laghetti di montagna per conoscere da vicino la fauna locale e scoprire i tesori d’arte nascosti tra i monti?

Arrivando a Bardonecchia da Torino si entra in una conca ricamata dai paesaggi di quattro valli: la Valle Stretta, la Valle della Rho, la Valle del Frejus e la Valle di Rochemolles. Stretta nel loro abbraccio, a oltre 1.300 metri d’altitudine, Rochemolles risplende tra le più belle ricchezze naturali, circondate a loro volta da una corona di montagne di rocce calcaree: i calcescisti scuri del Colomion (2.050 m.), dello Jafferau (2.807 m.), del Frejus (2.907 m.) e della Punta Nera (3.047 m.) contrastano le dolomie chiare, a volte macchiate dal rosso bruno dell’ossidazione di minerali di ferro, dei Re Magi (punta Gasparre 2.811 m., punta Melchiorre 2.952 m., punta Baldassarre 3.164 m.), la Rocca Bernauda 3.226 m. (il punto più a ovest d’Italia), della Guglia Rossa 2.545 m. e della Guglia del Mezzodì 2.621 m.. Nella valle di Rochemolles, dove si hanno affioramenti più antichi: micascisti, serpentiniti, quarziti, compaiono anche le carniole, si sviluppa un interessante sentiero geologico.

Per quanto riguarda la vegetazione, l’antropizzazione della conca ha trasformato il fondovalle da bosco di pino silvestre in praterie coltivate, lasciando pressoché intatto il bosco di larici e abeti nelle fasce più alte dei pendii. Sui pendii a sud, più secchi e pietrosi, compaiono i pini uncinati, tipici colonizzatori di questi terreni. La valle di Rochemolles (l’unica glaciale con alla sua testata il ghiacciaio del Sommeiller) è percorsa da una strada carrozzabile che sale dai 1312 m. di Bardonecchia ai 3009 m. del colle del Sommeiller permettendo un’agevole visione della vegetazione e della flora montana.

La valle di Rochemolles è tipica delle Alpi Occidentali. Il bosco di latifoglie (betulle, faggi, frassini, ontani, aceri) occupa la parte bassa della valle lungo l’alveo della Dora, poi si incontrano, sul lato sinistro orografico (esposto a nord – nord ovest) larici e abeti, sul lato destro orografico, già a quote basse, comincia la prateria, colonizzata da qualche pino, che salendo termina con pareti rocciose, ricoperte da muschi e licheni. Tra gli affioramenti rocciosi crescono il mirtillo, il rododendro e il ginepro, fioriscono, tra giugno e luglio, la genziana maggiore, il giglio bianco, il narciso, il botton d’oro, la rara campanula thyrsoidea, la stella alpina e la rara viscaria alpina. Ultime colonizzatrici delle pareti rocciose: il cosiddetto "muschio fiorito" (Silene acaulis), il nontiscordardime nano (Eritrichium nanum) e varie sassifraghe (Saxifraga vandellii) sono alcune di quelle piante, perenni e simili a piante grasse, che riescono a crescere in condizioni fortemente sfavorevoli. Sul piano del rifugio Scarfiotti, si può osservare la vegetazione lacustre di alta montagna, genziane, primule e la pinguicola alpina: una pianta carnivora.

Tutta la conca di Bardonecchia è popolata dalla tipica fauna montana delle Alpi Occidentali: cervi, caprioli, cinghiali, camosci, stambecchi, volpi, tassi, lupi, faine, ermellini, marmotte, scoiattoli, lepri, vipere e bisce. Tra i numerosi uccelli che solcano il cielo spiccano l’aquila, i falchi, il gipeto, la poiana, il gufo, la civetta, il forcello, la pernice bianca, il gracchio e il corvo.

Vallo alpino - Visitare la storia

Un’esperienza culturale all’aria aperta percorrendo sentieri tra storia e natura. Il modo più vero ed efficace per scoprire la vita e le abitudini di un popolo e il legame tra l’uomo e il suo territorio. Ad una tranquilla passeggiata in montagna si può così abbinare la possibilità di un vero e proprio viaggio nel tempo, attraverso la visita di caserme e fortificazioni alpine. La rete di strade realizzata da Napoleone per le sue campagne militari in Italia (1796-1797; 1800), prima, e la costruzione del traforo ferroviario del Frejus (terminata nel 1871), dopo, imposero, dalla caduta di Napoleone (1815) fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale (1939-1940), una complessa strategia di difesa dei confini con la Francia.

Già il Ducato di Savoia e Regno di Sardegna iniziò a fortificare il confine, poi il Regno d’Italia prosegui nell’opera che raggiunse il suo apice nel trentennio fascista con la realizzazione del Vallo Alpino del Littorio.
In modo particolare a Bardonecchia, che è il punto più a ovest d’Italia, incuneata per 270° nella Francia, separata si dalle alpi Cozie, ma con una serie di colli che permettono un accesso diretto tra i due stati, facilitato ancor più dal traforo ferroviario del Frejus, l’ammodernamento avvenne mediante il recupero del forte di Exilles (Valle di Susa) e del forte di Fenestrelle (Val Chisone), entrambi antiche fortezze trasformate in centri di resistenza e la costruzione di una linea di resistenza costituita da strutture, realizzate ex novo, di varia tipologie e dimensioni in prossimità del confine.
La costruzione del Forte Chaberton sopra Cesana e Claviere e del Forte Bramafam sopra Bardonecchia , pur essendo iniziata alla fine dell’ottocento, va inserita nel concetto difensivo del Vallo  Alpino moderno.
L’ultimazione, il presidio e l’armamento di questa imponente linea difensiva fu affidato alla Guardia alla Frontiera, il G.a.F., corpo misto formato da fanteria, artiglieria e genio (guastatori e trasmettitori), riconosciuto con Regio Decreto il 28 aprile 1937 ma esistente dal 1934, il cui motto era “dei sacri confini guardia sicura”.
La sede del comando del VIII settore G.a.F., compreso tra il passo di Desertes e il monte Niblè, con il compito di sorvegliare il traforo ferroviario, fu Bardonecchia.
Non ci interessa entrare nel merito delle operazioni belliche, ma ricordare che questi imponenti interventi militari hanno lasciato i resti di opere sulle nostre montagne e, in modo particolare, chilometri di strade, mulattiere e sentieri che possono essere, ancora oggi, percorsi a piedi o in mountain bike.
Le cartine topografiche e molti siti internet riportano gli itinerari e la loro percorribilità, quindi ci limiteremo a elencare le mete più rappresentative, lasciandovi il gusto di trovare il modo, a voi più congeniale, per raggiungerle.

  • Forte Bramafam (raggiungibile anche in auto) restaurato e sede dello splendido museo curato dai volontari dell’ Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare (informarsi sui periodi e gli orari di apertura).
  • Forte del Foens.
  • Caserma XVI al Passo della Mulattiera, da dove parte la Ferrata degli Alpini (camminamento attrezzato dai militari prima dell’ ultima guerra) che, traversando la parete nord della Punta Charra, raggiunge il Passo della Sanità, baraccamenti del Col des Acles.
  • Bunker del Colle della Scala e della Valle Stretta.
  • Batteria di Monte Gasparre e delle Tre Croci, osservatorio/ricovero Quattro Sorelle (ora bruciato)
  • Strada militare e caserma della Valle della Rho.
  • Baraccamenti del Colle del Frejus.

 

Per informazioni:

Forte Bramafam
Strada del Castello Bramafam
Cell: 3392227228 – 3336020192
e-mail: info@fortebramafam.it
sito web: fortebramafam.it

Museo Civico di Bardonecchia
Via Des Geneys 6
Tel: 0122 902612

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